"Bisognerà decidersi una buona volta per tutte di fargli un monumento, a Depardieu. Con la sua mole da contadino, malfagottato in un principe di galles che fatica a far miracoli; ed il viso che, quando la cinepresa gli ruba un primo piano, si muta come per miracolo in fragilità.Mettetelo dappertutto, Depardieu. È come de Niro, funziona sempre.
Non sono certo i primi piani a mancare, in TROP BELLE POUR TOI: Bernard Blier s'incolla ai visi, prima ancora che alle relazioni fra i personaggi, per spiarne ogni reazione. E attorno ai visi, in questa storia impossibile del garagista che pianta il tutto super (villona sopra Marsiglia, BMW, per non parlare di Carole Bouquet) per la segretaria brutta ma, come dice lui, sensibile, costruisce degli spazi, dei tempi, delle atmosfere che sfidano ogni logica. Estetica, più che morale.
Bernard Blier è un signore incravattato, dall'aria compunta, che non sembra un cineasta. E nemmeno un melomane, visto che dice di aver scelto Schubert perché non conosce niente di più triste. Ma il suo film, intriso di lieder ed impromptus, è pieno di humour, di luce dorata del Sud, e di una felicità - anche nei momenti critici - che nasce da una voglia che si fa sempre più rara, quella di far cinema.
La sua filosofia, incarnata dalla patina glaciale di Carole Bouquet, è da fastidi grassi: che fatica essere belli. Ma quella delicatezza, che il suo protagonista dice di rincorrere fra i brutti, lo spettatore non tarda a ritrovarla nelle leggerezza ispirata di una commedia dei sentimenti che non sarebbe dispiaciuta a Woody Allen; o nel sarcasmo, più aristocratico che rabbioso, che alla Bouquet deve aver ricordato i tempi quando a dirigerla era il grande don Luis Bunuel.
Costruito con squisita facilità sulle delle geometrie limpide e nette, che solo verso il finale tradiscono la fretta della spiegazione, TROP BELLE POUR TOI è il film che più ci è piaciuto dell'ormai lunga carriera del figlio del celebre attore."